Il 2° episodio di #AmicidiGusto è dedicato ad Enrico, chef italiano della bio-trattoria Ché Fè di Cophenagen.
Quella curiosità che provavo raccogliendo i frutti della terra nel nostro piccolo orto di casa. Quell’alchimia di profumi e sapori che sapeva creare mia nonna in cucina.
Proporre la cucina italiana all’estero è saper trasmettere queste emozioni. Un atto d’amore alla terra. Alla cultura delle mie origini.
A 6 anni decisi che avrei fatto il cuoco. Mi sono formato e ho lavorato nei ristoranti di Vicenza, la città in cui sono nato. Poi un giorno un amico mi ha proposto di andare a lavorare a Copenhagen, nella sua trattoria. Faceva cucina italiana biologica. Non avevo mai lavorato all’estero. Ma ho accettato la sfida. Nella mia cucina cerco la semplicità che si può trovare in una buona trattoria italiana, o nelle case delle nostre nonne e madri. Quell’abilità nel saper esaltare prodotti genuini e di eccezionale qualità.
Fare cucina italiana all’estero è quasi un’opera di divulgazione, di formazione nei confronti di una clientela curiosa.
Non si tratta di sfamare o allietare una serata. È condividere un cammino di riscoperta assieme.
Copenhagen è una capitale multietnica. Qui l’integrazione tra diverse culture dona energia e vitalità nuove. Trasferirmi qui, a quarant’anni, per me è stato come rinascere in una dimensione prima sconosciuta. Che mi entusiasma e mi stimola a scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo.
Quando ho nostalgia di casa vado in una buona pizzeria gestita da italiani. Saluto e faccio due chiacchiere mordendo la loro pizza, straordinaria. Ma i momenti più sensibili sono le festività, Pasqua e Natale. Allora cerco un panettone artigianale, o una focaccia.
Riaffiorano i ricordi di una vita. E anche qui mi sento a casa.